La sfida del futuro si gioca sulla nostra tavola imbandita. Ne siamo convinti da sempre in fattoria. Perché ciò che mangiamo definisce chi siamo, quali sono le nostre scelte e i valori a cui ci ispiriamo. Non solo in campo culinario.
Innanzitutto: mangiare. Non è un atto neutro e non serve solo a sopravvivere. Non è solo un fatto di gusti, ma anche di qualità e di varietà.
Non tutto il cibo che troviamo oggi nei luoghi dove siamo soliti fare la spesa è uguale. Sarà capitato a chiunque di comprare prodotti apparentemente uguali e assaporare gusti completamente diversi. Dipende dal modo in cui quel cibo è prodotto. Quando ci capita di far assaggiare le nostre fragole, spesso sentiamo ripeterci: “Hanno tutt’altro sapore di quelle acquistate al supermercato”. Le fragole acquistate in un supermercato (non tutti per fortuna) spesso sono tutte uguali, tutte con la stessa forma, tutte sono caratterizzate dallo stesso rosso acceso. È la conseguenza di un modo di fare agricoltura che cerca di standardizzare la produzione per garantire – attraverso la forma delle fragole – di attrarre il consumatore. Le fragole sono insomma tutte uguali perché quella forma vende di più.
Ma il cibo non è solo forma. Anzi.
Le fragole che produciamo in fattoria non hanno mai la stessa forma: una è diversa dall’altra. Ce ne sono più piccole e più grandi, più rosse o più “sbiadite”, più aspre e più dolci, più tonde e più allungate. Alcune sono anche assai strane. Ogni fragola ha un suo gusto: frutto delle diverse varietà che abbiamo messo a dimora ad Anzio.
Insomma, comprare con gli occhi ha i suoi limiti e ci impedisce di assaporare la diversità, di scoprire gusti nuovi e di concentrarci sul sapore di ciò che mangiamo.
La fattoria Riparo nasce un po’ anche per questo: restituire il gusto alle cose. Noi ce la mettiamo tutta. Voi ci state?
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